venerdì 30 dicembre 2011

Liberalizzazioni Taxi

Liberalizzazioni delle licenze taxi? Parliamone, e soprattutto, cerchiamo di fare chiarezza.
Magari procederemo con pensieri sparsi, ma non temete, alla fine avremo tutti una visione d'insieme molto più chiara sulla situazione.

Innanzitutto cerchiamo di capire a chi può giovare una liberalizzazione del servizio taxi.

Cerchiamo di procedere ponendoci delle domande:


Perché si sta parlando di liberalizzare il servizio taxi?
Perché c'è la crisi.


La crisi economica in atto è stata causata dai taxi?
Spero non ci sia qualcuno che dica di si, perché altrimenti avrebbe bisogno di cure neurologiche immediate  ;-)  Casomai, se proprio volessimo dare una responsabilità alla crisi, potremmo dire che è stata causata da un ristretto gruppo di individui - amici stretti di quelli che vorrebbero liberalizzare i Taxi - che hanno forte influenza nei mercati economici e finanziari di tutto il mondo. (A proposito, ma lo sapevate che il Sig. Mario Monti é un massone. Ha preso parte alle riunioni segrete del gruppo Bilderberg numerose volte, fa parte della Commissione Trilaterale, la più potente loggia massonica del mondo, ed é membro della Goldman Sachs, la più potente banca d’affari dell’intero pianeta, la grande burattinaia dell’intero mercato finanziario internazionale? Ecco adesso che vi ho dato l'input, informatevi e capirete chi ha provocato la crisi e perché... altro che i Taxi) Questi signori infatti hanno trasformato un bene primario come la casa in uno strumento di speculazione finanziaria che col tempo ci ha portato alla situazione in cui ci troviamo oggi. D'altronde fino a dieci anni fa gli immobili, beni di rifugio per eccellenza, avevano rendimenti bassi ma sicuri; poi qualcuno ha deciso che bisognava riconquistare la fiducia degli investitori (delusi dalle forti perdite subite con la “New economy” e “mercati emergenti” come l'Argentina) ammaliandoli con un prodotto finanziario legato a un bene rassicurante come il mattone. Da quel momento in poi gli immobili hanno perso il contatto con la realtà e hanno invece iniziato a seguire l'andamento del loro “valore” finanziario (aria fritta) piuttosto che il loro reale valore economico. Così ci siamo ritrovati con un mercato globale che muove un valore finanziario senza nessun controvalore reale; in pratica ci stanno vendendo debiti e crediti garantiti dal nulla. La conseguenza – drammatica – di tutto ciò è che mentre alcuni avidi ricconi festeggiano (da stolti) per le loro rendite immobiliari da capogiro, la gente comune, come me, non riesce più a comprarsi una casa perché i prezzi sono lievitati di circa il 400%. Anche le banche hanno dovuto arrendersi all'evidenza che il valore finanziario contabilizzato non corrisponde al valore effettivo degli immobili garantiti... poi il resto è storia.
Ok non voglio farvi venire il mal di testa, però l'argomento meritava  ;-)  
Concludendo questo OT, possiamo affermare che la crisi è nata dal fatto, incontestabile, che mentre i nostri padri potettero comprare una casa con dieci anni del loro stipendio, oggi per comprare la stessa casa occorrerebbero quarant'anni del nostro stipendio. Quindi se una famiglia deve destinare tutte le sue risorse economiche nel pagamento del mutuo, mi dite voi come potrebbe poi spendere in altri beni e servizi? E poi ci meravigliamo che sono calati i consumi.
A questo punto non credo ci siano dubbi sul fatto che i Taxi c'entrano poco con tutto ciò  ;-)

Liberalizzando i taxi finirebbe la crisi?
No

I Taxi costano qualcosa alla collettività?
 No i tassisti (italiani) non ricevono alcun contributo pubblico, quindi si tratta di un servizio a costo zero per lo stato. Cosa che potrebbe cambiare se si liberalizzasse, perché a quel punto la multinazionale di turno avrebbero un potere contrattuale basato sul ricatto dei licenziamenti (questa storia non è nuova).


Liberalizzare i Taxi migliorerebbe la qualità del servizio?
Non credo proprio. Oggigiorno il tassista è un padroncino che ha la totale responsabilità della sua licenza e del suo taxi, quindi è suo interesse tenere il mezzo (di proprietà) nelle migliori condizioni di igiene e di sicurezza. Inoltre più lavora più guadagna, quindi ha tutto l'interesse a fare sacrifici per garantire il servizio; la stessa cosa non accadrebbe se a guidare un Taxi ci fosse un dipendente, magari precario e sottopagato... sbaglio?


Liberalizzando le licenze il Taxi costerebbe di meno?
Sicuramente no. Attualmente le tariffe dei Taxi vengono definite dalle autorità locali, le quali provvedono a tarare il tassametro in maniera uguale per tutti, quindi mi sfugge come ciò potrebbe portare a dei vantaggi per il cittadino. Oltre a ciò bisogna considerare anche il fatto che malgrado i costi di gestione aumentino continuamente, le tariffe dei taxi sono rimaste in linea con l'inflazione, in quanto dettate dagli enti locali. In pratica, in dieci anni, mentre il prezzo delle case è aumentato del 400% le tariffe dei Taxi sono rimaste allineate all'inflazione. I vantaggi per i consumatori possono esistere solo sulla vendita di un prodotto che magari da un negozio potrebbe costare meno che da un altro, anche se poi questa è solo una tecnica di marketing e non un vero vantaggio, pare infatti che nello stesso supermercato, per ogni prodotto “cicala”, cioè reclamizzato e sottocosto, ve ne siano molti altri a prezzi maggiorati.
Ma torniamo a noi... appurato che il prezzo della corsa è imposto, l'unico vantaggio delle liberalizzazioni sarebbe per i grossi gruppi economici che in questo modo controllerebbero anche uno degli ultimi settori rimasto in mano ai piccoli. Questo forse è il nocciolo della questione; cerchiamo di approfondire: Secondo voi, perché la liberalizzazione del servizio Taxi interessa cosi tanto a confindustria che lancia i suoi strali con la Marcegaglia? Rifletteteci... ebbene ecco un ipotetico progetto: a Roma per esempio, Montezemolo mette in campo 7000 auto verdi la Marcegaglia altre 7000 auto arancioni, poi ridurrebbero il costo del tassametro al cliente al 50% (sempre che riescano a modificare le leggi a loro comodo) mettendo in conto una perdita di 30 milioni di euro (loro hanno le spalle grosse) per due anni circa. Nel frattempo gli attuali operatori (tutti i piccoli) chiudono per fallimento quindi i nuovi monopolisti andrebbero dal sindaco a battere cassa con aiuti economici consistenti ed imponendo i loro prezzi al tassametro pena il licenziamento dei poveri autisti - nel vero senso della parola - visto il loro salario mensile di 800 euro. D'altronde, non funzionava così anche con la FIAT? Quando c'era da fare l'azienda guadagnava, quando c'era meno da fare, tutti sulle spalle dello stato. Cazzarola che bravi imprenditori, anche mio nonno avrebbe saputo far di meglio. Ecco il nuovo volto del servizio Taxi in Italia. I nuovi monopolisti e i politici vi hanno fatto un bel regalo. A quel punto, quello che ora è a costo zero per lo stato e a un prezzo equo per l'utente, diventerebbe un altro spreco di risorse pubbliche per lo stato e un costo maggiore per gli utenti. Insomma, non sempre le agognate liberalizzazioni portano dei benefici tangibili ai consumatori, di solito a guadagnarci sono solamente i grossi gruppi: liberalizzazioni delle assicurazioni docet.

Ora invece, sempre in tema di ipotetico risparmio per l'utente finale, tuffiamoci in un ragionamento logico e ragionieristico. Allora, iniziamo dal merito: secondo voi, se il parco Taxi di una città aumentasse, aumenterebbero le corse? No, le corse resterebbero grossomodo le stesse, quello che si ridurrebbe sarebbe il reddito dei singoli operatori.
Morale? I costi fissi (macchina, tagliandi, assicurazione ecc), avrebbero un’incidenza maggiore e l’unica strada percorribile sarebbe l’aumento dei prezzi delle corse. Col cavolo che questo porterebbe un vantaggio economico. Si creerebbero più posti di lavoro? Anche in questo caso la risposta è no, perché due uomini con un reddito da fame consumano poco o nulla, quindi non reinvestono nel sistema alcun guadagno, viceversa chi avesse un reddito anche solo decente spenderebbe qualcosina di più, e magari l’economia ripartirebbe… come dire, magari con la liberalizzazione ci sarebbero più persone a guidare un Taxi, ma meno a fare i commessi per vendergli le cose.
Per finire lo stato: visto che le tasse si pagano in modo proporzionale ed i due redditi che andrebbero a crearsi sarebbero al netto delle spese, per l’incidenza dei costi fissi, inferiori a quello che aveva il tipo che prima lavorava da solo; visto poi che, divisi, i redditi starebbero nelle fasce con le aliquote più basse, il gettito fiscale diminuirebbe.
 Chi ci guadagnerebbe? Boh, io no, voi neppure. “Forse” ci guadagnerà qualche cooperativa che, con compensi da fame, potrebbe mettere dei co.co.co. alla guida di carrette mezze scassate e li farebbe girare. Prima ammazzando il mercato, poi sfruttando la posizione dominante.  E questa è l'opinione di molte persone per bene, le quali intravedono nella liberalizzazione dei Taxi un maldestro tentativo (infatti, sempre fallito finora) da parte dei politici, di mettere su un piatto d'argento il controllo del trasporto pubblico a pochi grandi operatori, col rischio di proletarizzare un settore, sino a oggi autosufficiente, come quello del servizio Taxi.

In pratica quelli che oggi fanno i tassisti come lavoratori autonomi, potrebbero presto ritrovarsi a fare i dipendenti, magari precari, per qualche multinazionale; siete sicuri che sia questo quello che volete? Non credo proprio, perché, ricordatevelo sempre, non è il libero mercato che fa crescere l’economia, ma la libera concorrenza. E la concorrenza va preservata dai monopoli. Entità che schiacciano i piccoli e che non danno mai vantaggi ai consumatori o all’economia.  Domandatevelo: è stato un atto illiberale abolire il latifondo? Rendere libero qualcuno di creare un oligopolio è, sempre, negativo per tutti gli altri.

Comunque, appurato che difficilmente, la liberalizzazione porterebbe un risparmio per gli utenti, mi fate adesso il piacere di dire a voi stessi quanto avete speso quest'anno di Taxi? Poi tanto che ci siamo, perché non lo chiedete anche ai vostri conoscenti? E ancora, perché non facciamo invece una riflessione su cosa rende dura la vita delle famiglie italiane, perché non mi dite adesso quanto avete speso quest'anno per la casa, le bollette, il carburante, le assicurazioni (aumentate del 184,1% da quando Bersani le ha liberalizzate), i bolli e balzelli vari? Grazie per l'onestà intellettuale. A questo punto, tutti voi che state leggendo vi sarete convinti che la liberalizzazione dei Taxi è solo fumo negli occhi che fa leva, esclusivamente, su pregiudizi ideologici appartenenti a un tempo che non esiste più.




La tanto acclamata liberalizzazione delle licenze Taxi altro non è che un tentativo di esproprio messo in atto da corporazioni - quelle si - di poteri forti. Un esproprio fatto ai danni di persone che lavorano duramente e che, sicuramente non sono privilegiate, se lo fossero, non guiderebbero un Taxi, ma prenderebbero uno stipendio da pubblico impiego grazie a qualche raccomandazione. Un'altra osservazione la devo fare riguardo al fatto che, quando si parla di liberalizzazioni, si mette sempre insieme la categoria dei tassisti con altre ben più altolocate, come notai e farmacisti; per carità, costoro hanno tutta la mia stima, tuttavia bisogna precisare che ogni notaio e farmacista che conosco, vive in una bella casa, o addirittura, in villa con piscina, mentre i tassisti vivono in semplici appartamenti e talvolta, come nel mio caso, in affitto. Adesso che si abbia il coraggio di definire "privilegiato" uno come me e non uno che invece guadagna più di me standosene comodamente seduto in un ufficio pubblico con ferie pagate e tredicesima è veramente assurdo; chi ha pensato una cosa del genere (qualcuno ha detto Emma?) si dovrebbe vergognare.

 Ritornando al concetto di esproprio, vi faccio un esempio chiarificatore. Immaginate di aver comprato una casa (magari con un mutuo) e poi immaginate che un giorno il governo deliberi che le case diventano tutte proprietà dello stato. Vi dicono: «spiacente ma la casa che hai appena finito di pagare non è più tua; puoi restarci dentro, ma ora appartiene allo stato». Lo accettereste voi o protestereste con tutte le vostre forze contro una cosa che ritenete assurda? La risposta, ovviamente, la so, allora vi chiedo: sareste dello stesso parere se vi trovaste a posto mio, con una licenza ancora da pagare e una famiglia da mantenere? Rispondetevi pure dal profondo del vostro cuore e siate sinceri, almeno con voi stessi.

Un aspetto della vicenda che nessuno ha preso in considerazione riguarda le reali motivazioni che hanno portato i rappresentanti di certi poteri forti (tra l'altro neppure eletti dal popolo) a voler rubare a dei lavoratori autonomi quello che rappresenta di fatto il loro unico capitale, una sorta di liquidazione. Questi governanti, industriali e banchieri hanno a cuore la sottomissione dell'ultimo baluardo di resistenza di chi non accetta di essere governato da banche e multinazionali. Si perché, lo avrete capito tutti (spero) che la crisi in atto nulla ha a che fare con i Taxi (se fosse così dovremmo informare i governanti di tutto il mondo che la crisi è finita), le cause sono ben note a tutti, solo che si continua a far finta di niente e, peggio ancora, si tenta di trovare capi espiatori per giustificare le ingiustizie che negli anni sono state perpetrate, a danno dei cittadini, da politici, banchieri e multinazionali. Come non notare d'altronde la determinazione e le ingerenze di personalità che di certo non hanno a cuore il bene delle persone, ma esclusivamente quello dei loro portafogli; basti pensare all'indebita intromissione della Presidente di Confindustria: Emma Marcegaglia, la quale si è affrettata a dire che bisogna liberalizzare i Taxi. Resta da chiedersi perché. Cioè: perché una donna ricca e potente come la Marcegaglia si accanisce contro dei semplicilavoratori autonomi, perché si espone in modo così plateale a favore della liberalizzazione del servizio taxi. Ci piacerebbe saperlo, o meglio, ci piacerebbe sentirlo dire dall'interessata, in quanto noi una nostra opinione ce la siamo fatta; e non è affatto bella. Sembra infatti che molte persone potenti e vicine alla famiglia Agnelli (vedi: Prodi, Bersani, Montezemolo e Marcegaglia) siano determinate a mettere le mani su un settore che sino a oggi era invece rimasto totalmente indipendente, il settore dei Taxi. Come mai tanto interesse da parte di costoro? La risposta è complessa e articolata, ma per semplificare diciamo che si tratta di motivazioni Socio-Economiche e Socio-Politiche.

Le prime riguardano la possibilità per grandi multinazionali di poter mettere le mani su un comparto strategico per la vendita e la promozione di autovetture, nonché di ricambi, pneumatici (vi dice niente Tronchetti Provera?) e lubrificanti. I vantaggi immediati sarebbero che un'azienda, per esempio, come FIAT, potrebbe vendere centinaia di migliaia di auto (magari quelle invendute) a nuovi titolari di Taxi, che in un periodo come questo potrebbero resistere sul mercato solo pochi anni, se non mesi (attualmente fanno fatica a tirare avanti quelli che già fanno i tassisti di mestiere, figuriamoci chi entra senza avere neppure un cliente fisso). Ma ai potenti cosa importa se tutti i nuovi arrivati (pieni di speranze) dopo un anno lasciano... a quel punto avranno acquistato le vetture, avranno pagato le assicurazioni (maggiorate per i taxi), avranno pagato i bolli, la previdenza e le tasse; a quel punto anche se chiudono, avranno comunque portato nelle casse di quelli che hanno sempre campato sulle nostre spalle una quantità di soldi impressionante. Infine, finita la guerra tra poveri, per le multinazionali sarebbe un gioco da ragazzi accaparrarsi tutto il mercato. In questo modo ci guadagnerebbero pure due volte... bastardi!
Altro aspetto importante di questa manovra strategica sarebbe legata all'effetto promozionale, che da sempre i Taxi hanno svolto in maniera spontanea. Vi faccio un esempio: un cliente sale sul mio Taxi, si trova bene, apprezza il comfort della vettura e inizia a parlare con me per sapere come mi ci trovo; io in forma del tutto naturale, probabilmente, gli parlerò bene della mia macchina (altrimenti non l'avrei comprata) e di conseguenza ho fatto gratuitamente, quello che in gergo viene chiamato: Marketing Virale. L'efficacia di questo tipo di comunicazione è nota e le case produttrici sanno bene che i tassisti sono per natura degli ottimi comunicatori, particolarmente efficaci nel ruolo di promotori. Uno dei problemi è proprio questo: negli ultimi anni i tassisti si sono orientati verso marchi alternativi che hanno saputo conquistare la loro fiducia e di conseguenza il gruppo FIAT, che da sempre era stato privilegiato dai tassisti italiani, ha perso delle notevoli quote di mercato, con conseguenti ripercussioni per via dell'effetto di amplificazione che i tassisti esercitano sui loro clienti. Sino a qui una parte delle motivazioni di carattere economico sul perché i potenti (italiani) vogliono liberalizzare i Taxi.

Adesso invece cerchiamo di capire in cosa consiste la motivazione Socio-Politica.
I tassisti, proprio per via del fatto che quotidianamente sono a contatto, oltre che con i propri clienti (che spesso amano parlare con il loro autista), anche con un numero enorme di persone che frequentano luoghi come aeroporti, porti e stazioni, i quali per vari motivi, a volte per chiedere un'informazione, altre semplicemente per fare quattro chiacchiere, si rivolgono al tassista e instaurano un contatto verbale che spesso assume una valenza di confronto e di informazione. Si di informazione, perché i tassisti (forse ci avrete fatto caso) amano leggere molto e per questo riescono a essere informati. Proprio questa caratteristica ha conferito al tassista un ruolo, oltre che di semplice autista, anche di eccellente confidente. I miei colleghi tassisti sanno bene a cosa mi riferisco, capita quotidianamente che alcune persone chiamino il Taxi, semplicemente perché hanno voglia di fare quattro chiacchiere con l'autista, altre scambiano il tassista per il proprio confessore e gli confidano cose che non direbbero mai neppure a un prete. Poi addirittura, come nel mio caso, i clienti chiamano proprio me perché sono un divulgatore informatico, da cui attingere informazioni altrimenti difficili da reperire, e visto che comunque il cliente, il viaggio deve farlo, tanto meglio se lungo il tragitto si parla di cose interessanti. Nel mio caso molte persone mi chiamano perché durante i viaggi faccio loro conoscere i vantaggi di Linux e del software libero; centinaia di clienti, a distanza anche di anni, continuano a ringraziarmi per questo. A tal proposito, ma perché invece di pensare a liberalizzare i Taxi, non si pensa a migrare tutti i computer della pubblica amministrazione al software libero? In un colpo solo lo stato risparmierebbe miliardi di euro e, cosa ancor più importante, si verrebbero a creare migliaia di posti di lavoro di alto profilo con una ramificazione locale che farebbe star bene tutti, dal nord al sud. Ops... no questo non si può fare perché altrimenti come farebbero i responsabili agli acquisti della PA a farsi dare le mazzette dai rappresentanti delle varie software house? Molto meglio mandare le famiglie dei tassisti in mezzo alla strada e continuare a sprecare miliardi in inutili software  ;-(
Visto che abbiamo iniziato a parlare di tecnologie mi è venuto in mente anche un caso molto discusso alcuni anni fa, al tempo del Governo Prodi, il sito istituzionale dell'Italia: www.italia.it che ci dovrebbe far riflettere su che branco di mascalzoni stia governando questa povera Italia. Pensate come sono fatti i politici... a me che ho sputato sangue per potermi ripagare una licenza di Taxi, mi dicono che la vita è dura e che quindi se me la espropriano è un sacrificio accettabile (vigliacchi). Poi loro vanno a commissionare la realizzazione di un sito, che dovrebbe essere il biglietto da visita del nostro Bel Paese (ricordo ancora con imbarazzo la presentazione del sito , in un inglese ridicolo, da parte di  Rutelli) a dei delinquenti, che oltre a non capire niente di sviluppo web, si sono pocciati 60 Milioni... si si avete letto bene: 60.000.000 di euro per un sito. L'Italia è piena di sviluppatori web fantastici che avrebbero fatto quel lavoro per poche migliaia di euro, invece i nostri politici hanno fatto il regalino ai loro amici (chissà se avranno fatto fifty fifty) e poi stanno a pensare dove tagliare le spese, sti dementi. Ma vi rendete conto che con 60.000.000 di euro avremmo potuto avviare un'impresa che avrebbe potuto dar lavoro a un sacco di gente? Altro che liberalizzare i Taxi.

Caspita... a proposito di cose sporche, lo sapete come mai la vecchia nomenclatura politica (cioè quella composta da gente che ha fatto solo politica e non ha mai lavorato in tutta la vita) ce l'ha a morte con i tassisti? Dai prima di chiudere vi dò anche questa chicca. Allora dovete sapere che le leggi le fanno i politici, e le leggi che regolamentano il servizio Taxi non fanno eccezione. Questo significa che se per fare il tassista bisogna comprare una licenza Taxi è perché lo hanno voluto i politici, i quali avevano studiato il sistema delle licenze contingentate per fare i loro soliti sporchi giochi. Mi spiego meglio: all'origine i politici avevano messo a punto un sistema per fregare soldi alla collettività (o meglio ai tassisti seri) attraverso il controllo e l'assegnazione delle licenze Taxi. In pratica accadeva che un amministratore locale avesse facoltà di rilasciare a sua discrezione un certo numero (in pratica infinito) di licenze. Guarda caso queste preziose licenze però, attraverso i soliti giochetti, venivano assegnate sempre a persone compiacenti, le quali appena dopo averle ottenute, le rivendevano a qualche poveraccio (i tassisti odierni) che aveva intenzione di fare quel mestiere seriamente. In pratica l'amministratore e i complici commercializzavano (e presumibilmente si spartivano il fagotto) queste licenze di continuo, una dietro l'altra,  a tutto discapito delle persone leali (che non riuscivano mai a prenderne una) e in generale di tutta la categoria dei tassisti. A un certo punto però i tassisti che avevano comprato le licenze per lavorarci per davvero si sono incazzati e hanno richiesto e ottenuto che venisse regolamentata l'assegnazione delle licenze in modo diverso. La vittoria dei tassisti si materializzò con la stesura della legge quadro del 15 gennaio 1992, nella quale si chiariva una volta per tutte che chi si intestava una licenza    doveva poi esercitare il mestiere e non rivenderla. In pratica ora se ti intesti una licenza Taxi, sei costretto a fare il tassista per almeno 5 anni, dopodiché sei libero di cederla a un'altra persona. Ma non basta, dopo aver venduto una licenza, per altri 5 anni non puoi più intestartene un'altra. Finì così l'era dei venditori di licenze.
Molto tempo è passato da quel lontano 1992, ma ai mantenuti della politica, quella sconfitta, non è mai andata giù del tutto e tutt'ora, noi tassisti, come si evince dai continui attacchi da parte della casta, ne stiamo ancora pagando le conseguenze.

In conclusione:

Di deregolamentazioni e liberalizzazioni selvagge non se parla neppure; pena una movimentazione popolare che potrebbe far scattare la scintilla che in molti aspettano.

Di adeguamento del settore ai nuovi tempi per un servizio migliore, se ne può certamente parlare, ma non  senza tener presente i seguenti fattori:

1) Gli attuali operatori hanno dovuto comprare una licenza Taxi per poter lavorare.

2) Molti dei tassisti attuali hanno acceso un mutuo con ipoteca sulla casa (magari paterna) per comprare la licenza Taxi. Liberalizzare significherebbe spingere tutti questi poveracci al suicidio. Chi è pronto ad assumersene la responsabilità?

3) Le licenze non vengono passate da padre in figlio per grazia ricevuta, bensì per legittima proprietà derivata da un acquisto che è paragonabile a quello di una casa (visto che spesso i valori si equivalgono), quindi se un padre lascia una casa in eredità a un figlio, non vedo perché un altro padre non dovrebbe poter lasciare in eredità una licenza Taxi legittimamente pagata.

4) Bisogna anche precisare che le licenze contingentate e cedibili a caro prezzo non le hanno certo volute i tassisti, ma i politici e gli amministratori locali che le hanno create; che quindi le rimborsino loro. Tutti i tassisti avrebbero preferito iniziare a lavorare senza dover comprare una licenza, ma di fatto l'hanno poi dovuta pagare, quindi se si vuole liberalizzare, vengano prima restituiti i soldi sborsati dagli attuali  tassisti, poi si riparta tutti insieme alla pari. Non penso sarebbe corretto cambiare le regole con le carte in tavola. Quindi prima si rimborsa, poi si resetta.

5) Il numero di operatori deve essere adeguato alle reali necessità del territorio; sarebbe a dir poco demenziale pensare di rilasciare cento licenze in un comune di centomila abitanti. Perché? Per il semplice motivo che dopo un paio di mesi non ci sarebbe più neppure un Taxi in quel comune, in quanto nessuno degli operatori riuscirebbe a sopravvivere con il ricavato delle corse disponibili. Quindi a meno che non si desideri far pagare ai comuni, quello che fino a oggi non hanno mai pagato, cioè il servizio Taxi, il rapporto tra fruitori e operatori del servizio deve essere bilanciato.

6) Semmai lo Stato decidesse di risolvere l'annoso problema, comprandoci le licenze (al momento l'unica soluzione possibile), nella fase successiva come verrebbero scelti i nuovi tassisti, per concorso? Lo sapevo, l'esercito dei veri parassiti dell'Italia - i raccomandati - infetteranno anche il nostro settore... povera Italia. Quindi puntualizziamo, nel caso, assolutamente nessun concorso pubblico, che come sanno tutti, favorisce solo i mediocri che possono contare su qualche raccomandazione.

Dopo questa bella chiacchierata... tu da quale parte stai, dalla parte dei piccoli o dalla parte delle multinazionali, delle banche, dei massoni e dei politici?